Istituzione ministeri Lettorato e Accolitato

La Parola di Dio appena ascoltata ci offre l’assicurazione di Gesù che non ci lascerà mai soli; essere a contatto con la mano di Gesù che impedisce che qualcuno o qualcosa di impedisca di essere legati a lui è molto consolante. Rappresenta l’assicurazione di un amico vero, che non ha avuto paura di regalarci una volta per sempre la sua vita ed è fedele a questo dono. E a noi viene richiesto di ascoltare la voce del Signore, come condizione per essere connessi a lui, al suo pensiero, alle sue logiche… Ma sappiamo bene che la voce del Signore si mescola fra le tante voci che il nostro tempo ci offre e così il nostro impegno costante è quello di discernere con attenzione ciò che ci parla con le sue Parole e ciò che talora si spaccia come parola importante, decisiva, piena di successo, ma è in realtà un clamoroso falso. In qualche maniera il testo degli Atti, ascoltato come prima lettura, ci offre la testimonianza di un evento che ha messo in crisi i cristiani e li ha costretti a fare discernimento. Vogliamo provare a capire in quale maniera sono riusciti a raggiungere un buon risultato finale. 

Sono cristiani che non hanno avuto paura della storia avversa: ci dice il testo che l’episodio raccontato è generato da una persecuzione cruenta, che ha avuto anche un martire, Stefano. Ci aspetteremmo paura, ridimensionamento dell’azione apostolica, nuove strategie per la predicazione… Niente di tutto questo: i cristiani perseguitati debbono lasciare il proprio paese e fanno diventare luogo dell’annuncio la nuova terra che incontrano. 

Sono cristiani che non hanno avuto paura delle condizioni culturali e sociali dei loro interlocutori, gente di Fenicia, Cipro e Antiochia. Non è solo un elenco di città messo a caso, ma l’autore di Atti ci vuole dire qualcosa di più: La Fenicia è il luogo del meticciato, la Galilea delle genti, dove esperienze religiose hanno visto pericolosi incontri e mescolamenti, Cipro è il luogo di passaggio fra due continenti, dove non manca nessun esemplare della razza umana, Antiochia è la metropoli del tempo, con quasi centomila abitanti, dove regna sovrana il confronto e la confusione. E questi cristiani annunciano la Parola proprio lì, dove nessuno avrebbe scommesso, debordando in maniera significativa dalla prassi utilizzata fino a quel momento di annunciare solo ai “vicini”. E prima che farlo con le parole, il loro annuncio è fatto con la vita, a causa di una esperienza radicale che ha cambiato la loro vita e che si può leggere sui loro volti e nel loro stile conviviale. 

I protagonisti di questo racconto sono cristiani anonimi, non appartenenti al pool della dirigenza, lontani da ogni ufficio di pianificazione pastorale, lontani dal luogo sacro per eccellenza, Gerusalemme, frequentatori abituali della vita comune con le sue risorse e le sue contraddizioni. Ha detto Papa Francesco in occasione di un Angelus: “Nessuno è escluso dalla salvezza di Dio, anzi Dio preferisce partire dalla periferia, dagli ultimi, per raggiungere tutti. Gesù comincia la sua missione non solo da un luogo decentrato, ma anche da uomini che si direbbero di basso profilo”. (Papa Francesco, 26.1.2014)

“E la mano del Signore era con loro”: il frutto, l’effetto positivo di questa predicazione ai pagani è dovuta alla mano del Signore che benedice l’intraprendenza degli annunciatori. La loro predicazione è efficace perché sono sostenuti dalla Parola. Non sono loro a portare la Parola, ma è la Parola che li porta lì dove c’è bisogno di annuncio, di verità. Corrisponde tanto alla benedizione che Paolo fa ai presbiteri di Efeso: “E ora vi affido a Dio e alla parola della sua grazia, che ha la potenza di edificare e di concedere l’eredità fra tutti quelli che da lui sono santificati.” (Atti 20,32)

Il rischio che corrono i cristiani anonimi autori di questa novità nella chiesa nascente è di trasformare la loro esperienza in assoluto. Siccome questa operazione ha funzionato qui vuol dire che possiamo clonarla e renderla attiva anche altrove… un rischio sempre presente e per tutti, anche per noi oggi. Ecco perché viene chiamato Barnaba, il grande sapiente che ha saputo leggere nelle pieghe della vita problematica di Saulo i segni della presenza del Signore. Chi meglio di lui può fare discernimento? 

Il lavoro di Barnaba non si realizza attraverso una operazione di chi vuol mettere un quadro nuovo in una cornice preesistente. Ha bisogno di accogliere il nuovo e di rileggerlo con la luce dello Spirito, ed è quello che fa, vedendo prima di tutto il bene che emerge e non ciò che può rappresentare un problema e va letto con sapienza e successivamente integrato. È l’uomo che sa vedere la foresta che cresce e non si agita per un albero che cade. Il testo ci dice che Barnaba si rallegrò: fa la stessa esperienza di Elisabetta quando vede Maria, si rallegra. Elisabetta vede nel ventre gonfio di Maria la presenza di Gesù e Barnaba vede nell’esperienza nuova della chiesa nascente una realtà da custodire e per cui rallegrarsi. 

L’esperienza si conclude con un discriminante che rappresenterà un prima e un dopo nella storia della Chiesa: “Ad Antiochia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani”. La presenza dello Spirito che incontra la docilità e l’intraprendenza dei cristiani rappresenta sempre un prima o un dopo nella esperienza ecclesiale. 

Carissimi Lettori ed Accoliti nella Liturgia della Parola di oggi è scritta la vostra missione. È certamente la missione per ogni cristiano, ma per voi, chiamati dalla Chiesa a servire la Parola di Dio contenuta delle scritture e la Parola di Dio contenuta nella storia degli uomini, è una chiamata ulteriore a cui prestare attenzione. La formazione che state compiendo nell’esperienza del Seminario vi offre tante opportunità perché questo servizio possa essere qualificato culturalmente, motivato affettivamente e corrispondente al bisogno di assoluto della gente del nostro tempo. Approfittate di questo tempo si studio e di approfondimento, non perdete occasione per coltivare questo o quell’aspetto del sapere teologico o umano. Ma fate sempre memoria della mano del Signore che vi tiene accanto a lui, che è l’amico fedele, che non vi svaluta quando sbagliate, ma vi corregge e vi stimola ad andare sempre più avanti. E’ il Signore che vi conduce all’essenziale, nella predicazione, nel servizio e nella vostra vita personale, e di essenzialità c’è tanto bisogno in questo tempo. Sulla tomba di Don Tonino Bello c’è una scritta che mi ha sempre colpito e che vi offro come augurio: “Amate la gente. I poveri soprattutto. E Gesù Cristo”. Il resto non serve a nulla. 

 

+ Giovanni Checchinato

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