Lettera dell’Arcivescovo per l’inizio del nuovo Anno Pastorale

Le parole dell’Arcivescovo ai Presbiteri Diocesani alle porte del giubileo straordinario del 2022

Carissimi fratelli in Cristo,

il Signore vi dia pace.

Finalmente, dopo mesi di prova e di restrizioni, ritorniamo a incontrarci in presenza, pur con tutte le cautele del caso, forse con un po’ di preoccupazione, ma con la speranza di riprendere al più presto, nell’ordinarietà, i nostri incontri e gli appuntamenti dell’anno pastorale.

Nella gioia dei volti e degli sguardi che si incrociano vorrei pregare con voi il Signore, per chiedere che mostri il suo volto di misericordia sulla nostra comunità diocesana che si prepara a vivere un intenso anno di grazia e di comunione ecclesiale;  l’evento è suggerito dalla felice ricorrenza del prossimo Ottocentesimo Anniversario della Consacrazione della Chiesa Cattedrale, avvenuta il 30 gennaio 1222 alla presenza del Legato Pontificio e dell’Imperatore Federico II di Svevia.

         Il motivo fondamentale dell’assemblea presbiterale odierna, alle porte di un anno giubilare per l’intera nostra comunità, è quello rilanciare il programma pastorale per i prossimi mesi. Ci ritroveremo, infatti, protagonisti non solo di un evento storico e celebrativo, ma anche e soprattutto di una ripresa di quella vita di fede che la pandemia ha evidentemente ristretto ed impoverito. Come negare il fatto che ormai si sia ridotto il numero dei fedeli presenti fisicamente alle celebrazioni e alle attività consuete? Questa evidenza, al contempo, ha fatto emergere una più ben radicata crisi di fede e una diffusa indifferenza, soprattutto nei più giovani; tutto ciò non può non scuoterci ed interrogarci, alla luce del vangelo e della nostra identità cristiana.

Per predisporci ad affrontare questa sfida sarà necessario anzitutto mettere da parte la tentazione di rifugiarsi nel clericalismo che ancora è presente, forse anche indirettamente, nelle nostre mentalità, per cui il Presbitero spesso fa tutto da solo, senza neppure provare a coinvolgere almeno un piccolo gruppo di laici per pensare o ripensare a nuove strategie comunicative. Come ministri del Buon Pastore e servi delle comunità affidateci, non possiamo più permetterci di bloccare un confronto o una richiesta pastorale ribadendo una presunta autorità assoluta ed indiscutibile incarnata nella figura di un parroco che ancora pensa di essere il padrone della parrocchia e non il “servo”: questo non sarebbe un atteggiamento ecclesiale, né tantomeno evangelico.

Dalle richieste che mi arrivano dai fedeli, mentre li ascolto, emerge che le nostre comunità sono sempre più bisognose di dialogo, di ascolto, di accoglienza, di misericordia, di pazienza, di umiltà, di prossimità, cercando di raggiungere non la maggioranza, ma il consenso e la partecipazione di tutti, in particolare degli organismi di partecipazione pastorale.

         Ognuno, a cominciare da me, faccia un esame di coscienza, in verità, davanti a Dio su questo aspetto.

Cosa chiedono i nostri fedeli oggi? Da un lato il ripristino di quelle tradizioni che il covid ha interamente o parzialmente interrotto: processioni, feste, manifestazioni esterne e folkloristiche, sacramenti ad utilitatem, certificati di idoneità, affermazione di sé attraverso l’appartenenza ai gruppi ecclesiali…dall’altro lato chiedono chiese aperte, sacerdoti disponibili all’ascolto delle confessioni e alla direzione spirituale, pastori presenti nella vita delle famiglie, soprattutto nei momenti tragici o di difficoltà e sofferenza, vicinanza e prossimità agli anziani, agli ammalati, ai giovani, in modo particolare nelle scuole.

E invece noi presbiteri quante volte sottraiamo il nostro tempo a queste attività pastorali consumandoci nelle nostre abitudini e comodità? Forse così pensiamo di accostarci alla sfida della nuova evangelizzazione che questo periodo storico richiede? 

E’ vero: la pandemia ha ucciso, ha fermato, ha distrutto, ma forse ha permesso anche una purificazione di tanti schemi e strutture che hanno allentato il cammino e la testimonianza della fede. Bisogna trovare il giusto equilibrio tra accoglienza in chiesa e missione nelle famiglie.

Certamente lo Spirito Santo, in questo nuovo anno pastorale, ci offrirà nuove possibilità, che vengono dalla nostra preziosa storia locale, ma anche dalla sensibilità della Chiesa di oggi.

Il cammino sinodale, tracciato recentemente dal Papa, che riguarderà anche la nostra Diocesi, sarà per tutti, come auspicato dai Vescovi Italiani, «non un evento da celebrare, ma piuttosto un modo di essere Chiesa in ascolto di sé stessa, capace di mostrare ancora la bellezza di vivere il Vangelo», affinando lo sguardo per cogliere i germogli di una nuova rinascita. Ma, per adempiere tutto ciò, quanto è importante investire sulla nostra vita spirituale! Lo abbiamo ricordato più volte, soprattutto riflettendo insieme sulla necessità di una regola di vita personale…non può esserci rinnovamento senza vita spirituale, così come «non potrà esserci sinodalità senza lo Spirito, perché non esiste lo Spirito senza la preghiera».

Il servizio della catechesi, l’ “antico ministero” che il Papa ha voluto di recente istituire ufficialmente, interesserà in maniera diretta e concreta il tessuto pastorale delle nostre comunità parrocchiali, coinvolgendo e stimolando tanti nostri collaboratori alla necessità di una vera e propria formazione responsabile e ad una disponibilità più ampia, generosa e feconda. La scuola diocesana di catechesi sarà dunque un punto di arrivo e di ri -partenza per rispondere a questo nuovo invito ecclesiale.

L’VIII Centenario della Consacrazione della Cattedrale ci darà l’occasione per indire un giubileo straordinario per la nostra Diocesi, che avrà inizio il 30 gennaio 2022 e si concluderà il 12 Febbraio 2023. Sarà un anno di grazia, di comunione ecclesiale, un’occasione offerta dallo Spirito che accrescerà l’entusiasmo di appartenere a Cristo e alla Chiesa. Saranno perciò proposti testi, celebrazioni, eventi, itinerari, incontri che, secondo l’andamento della pandemia, purtroppo ancora in corso, permetteranno di progredire nel cammino della nostra identità ecclesiale.

         Questi tre impegni pastorali cammineranno insieme e serviranno anzitutto a rinsaldare la comunione e la collaborazione tra noi Presbiteri, ma anche a valorizzare pienamente la partecipazione dei laici nelle nostre comunità locali.

Alle porte di questa primavera dello Spirito per la nostra amata realtà ecclesiale, mi affido alla vostra intelligenza e alla passione pastorale di ciascuno di voi, per trovare un giusto equilibrio tra la preghiera e la missione, la fatica e il riposo, l’impegno costante e il tempo personale. Non dimentichiamo che i nostri fedeli, proprio in questo periodo particolarmente complesso, hanno bisogno di noi, della nostra generosità e della fedeltà al ministero che ci è stato affidato.

La Beata Vergine del Pilerio, nostra Patrona, già pellegrina in tutte le parrocchie della Diocesi, accompagni e custodisca il nostro cammino e faccia di noi quel Tempio vivo dello Spirito in cui, trasformati ad immagine di Gesù, Buon Pastore, ciascuno diventa dimora vivente della gloria di Dio Padre. Amen.

Cosenza, 30 settembre 2021

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