La Celebrazione “In Passione Domini” presieduta dall’Arcivescovo

Su questa pagina è possibile guardare la celebrazione “In Passione Domini” dalla Cattedrale di Cosenza, presieduta dall’Arcivescovo, Mons. Francesco Nolè.

Venerdì Santo, 10 Aprile 2020 – Ore 18.00



OMELIA DI MONS. FRANCESCO NOLÈ PER LA CELEBRAZIONE “IN PASSIONE DOMINI”

Cattedrale di Cosenza, 10 aprile 2020


Carissimi fedeli,

l’Apostolo Giovanni, come abbiamo ascoltato oggi nel racconto della Passione, alla fine si concentra soprattutto sulla figura di Maria sotto la croce. E’ infatti  l’unico evangelista che racconta di questa presenza. Egli lo può fare perché ha seguito Gesù ed accoglie sua madre, proprio lì ai piedi di Colui che ha offerto se setesso in Croce, a ricevere il testamento e il testimone di quel momento drammatico ma carico di amore.

Maria, accolta da Giovanni, diventa la testimone di trent’anni di vita con Gesù. E chissà quanti segreti avrà rivelato a lui!

Maria è anche il testamento di Gesù perché è colei che ha accolto il Figlio di Dio, ricevendo così tutto l’amore che Dio poteva dare; il Padre lo ha posto nella sua vita, nel suo cuore, nel suo grembo. 

Gli altri evangelisti ci dicono che Gesù, dopo il silenzio della crocifissione, alla fine emise un forte grido e spirò. Maria, al momento dell’ Annunciazione, dopo un vivace dialogo con l’Angelo, accetta la volontà divina: “si faccia di me secondo la tua parola” e torna in silenzio. Alla nascita di Gesù,  dopo qualche vagito così come tutti i bambini, torna il silenzio per trent’anni. Ugualmente avviene sulla croce, dopo un forte grido, il silenzio. Ma non è il silenzio di un morto. È il silenzio del seme che viene sepolto sotto terra per portare frutto.

Gesù l’aveva predetto quando insegnava che se il seme non marcisce e muore, non potrà portare frutto. Sembra ripeterlo anche a noi oggi, in cui tutto ci sembra surreale, costretti a convivere con  il silenzio, la paura e la  preoccupazione che regnano sovrane nelle nostre piazze, nelle nostre strade, ma anche nelle nostre case, nei nostri ospedali. Possiamo pensare forse che Dio è morto?  No!

Dio è stato seminato, e quel seme marcito, risorgerà e porterà molti frutti di santità.

E Gesù ci ripete: “perché non avete fede? Perché non credete alla mia Parola? Il terzo giorno risorgerò e sarà l’esplosione della gioia, il giorno della Resurrezione” .

Per noi non ci vorranno tre giorni – lo sappiamo – ci vorranno più giorni, ma alla fine con Lui risorgeremo . Alla fine anche noi proveremo la gioia della Resurrezione, la gioia di vedere una vita nuova, una primavera nuova. 

         La condizione di questo passaggio è quella insegnata da Gesù: lasciarci marcire dall’umiltà, dall’ubbidienza, dalla carità, essere capaci di non sentirci più onnipotenti.

Abbiamo sperimentato e stiamo sperimentando i nostri limiti, soprattutto in questo periodo difficile: un virus invisibile  mette in ginocchio il mondo intero. Ma Dio ci sussurra : “Abbiate fede”. Pensiamo a quando Pietro voleva difendere Gesù con la spada e il maestro lo rimproverava: “Pietro, se avessi voluto fare questo, il Padre mio mi avrebbe mandato migliaia di angeli a difendermi. Ma non è questa la strada della resurrezione e della vita. La mia strada è la strada della croce,  la via stretta della croce”.

Penso con gratitudine in questo momento alla croce dei tanti medici, infermieri, ma anche dei familiari che hanno i loro malati a casa. Penso alle tante persone che assistono impotenti, alla malattia che lentamente porta alla morte e non solo per questo virus.

Pensiamo alle tante mamme che hanno perso i figli, morti giovani per motivi diversi. Chi può consolarle se non Maria che sotto la croce tiene in braccio il corpo del Figlio morto senza proferire parola o lamento? Il suo cuore è stato trafitto e non è più in grado di parlare. Ma questo gesto di pietà, questo simbolo della mamma addolorata che perde il figlio giovane e innocente, è il simbolo di tante mamme, di tutte le mamme.

Le due immagini più frequenti della pietà nella vita cristiana  sono Maria con in braccio il Bambino –  la nostra immagine di Santa Maria del Pilerio ne è un esempio eloquente-; e poi “La Pietà” : Maria che tiene in braccio il corpo esanime di Gesù. In ambedue è la mamma che sostiene il figlio.  Ma nel Vangelo di oggi  è Gesù che dà coraggio alla Madre.

Allora – dicevo – oltre a ringraziare medici, infermieri e  familiari, che sono stati definiti “gli angeli dei nostri giorni” ,  angeli che si sporcano le mani e rischiano la vita, vorrei anche fare loro un appello: siate coraggiosi e generosi, in questi giorni santi, tracciate un segno di croce sulla fronte dei vostri ammalati. Per chi crede sarà un atto di fede e un gesto di carità, per gli altri un gesto di umana pietà.

Purtroppo in questo periodo non lo può fare  il sacerdote, non lo possono fare i familiari. Molti non possono abbracciare i loro cari che muoiono soli: siate voi la presenza materna e paterna di Dio. Il segno di croce che traccerete sul corpo sofferente del vostri ammalati sarà una carezza che Dio darà a ciascuno di loro e la forza che vi permetterà di continuare il vostro lavoro con amore.

Cristo piagato, crocifisso, morto, sepolto e risorto, sia la nostra consolazione e la nostra speranza: abbandoniamoci al potere salvifico della sua Croce e alla forza irresistibile del suo amore a noi donato.

Amen.


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