Lo Stemma episcopale di S.E. Mons. Giovanni Checchinato

Esegesi araldica

«Verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace» (Lc1,78-79). 

Cristo, luce del mondo, è il sole di giustizia e di verità che rischiara il mondo e ne rivela il suo orientamento al Padre. È la grazia che salva e rende feconda ogni esistenza. Egli è la luce degli uomini, colui che apre gli occhi ai ciechi (cf. Is 42,6s; 49,6; Gv 9) e manifesta ai fratelli l’amore di Dio. È colui che vince la morte – ogni morte – e dona a tutti la pace messianica.

«Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8,31-32).

La sua Parola è la luce che illumina i cuori, la verità che rende liberi. È, infatti, il figlio che rivela l’identità nostra come figli e di Dio come Padre, liberandoci dalla menzogna che ci rende schiavi di una falsa immagine di lui e di noi. Questa verità è la grazia di Dio incarnata nella nostra esistenza, che nutre e trasfigura la vita e i luoghi che abitiamo. È il dono della vita trinitaria, descritta nello stemma dalle tre spighe. Si tratta della vita divina che germoglia in virtù del nostro battesimo (richiamato dall’argento nella punta dello scudo), lì dove per grazia di Dio siamo chiamati a vivere e a portare frutto.

Il verde e l’argento nella punta dello scudo ricordano, infatti, l’Agro Pontino, luogo di nascita e del ministero presbiterale del vescovo Giovanni. Come la bonifica ha reso fertile la pianura a sud di Roma, così la grazia di Dio redime e ridona nuova vita a tutti coloro che l’accolgono con disponibilità.