Messaggio dell’Arcivescovo per il Santo Natale 2020

L’Arcivescovo presiederà in Cattedrale le Celebrazioni del 24 dicembre alle ore 18.00 e del 25 alle ore 11.00, e sarà possibile seguirle qui e sui canali social della Cattedrale di Cosenza.


Carissimi Fratelli e sorelle nel Signore:

«Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini amati dal Signore!» (Lc 2, 14).

Anche quest’anno, seppure non a mezzanotte, per i motivi che conosciamo, risuoneranno le gioiose parole degli Angeli alla nascita del Salvatore.

            La gloria, la pace, l’amore, per il tempo che viviamo sembrano parole distanti dalla nostra vita impaurita e preoccupata del presente e del futuro, avvolta da un velo di tristezza che non ci fa guardare in alto e non ci apre alla speranza del futuro.

            Eppure, anche quest’anno festeggeremo il Natale!   Diverso, ma sempre Natale!

            Il paragone non dobbiamo farlo con il Natale degli ultimi decenni, segnati dal consumismo, dalla superficialità e dalla mondanità, ma con il Natale vero, quello di Betlemme.

            Lì, a Betlemme, troveremo la genuinità e la bellezza del mistero dell’Incarnazione, che Francesco di Assisi ha voluto rappresentare a Greccio e che è giunto fino a noi con il nome di “Presepe”.

            Come i pastori, diciamo anche noi: «andiamo fino a Betlemme, vediamo questo evento che il Signore ci ha fatto conoscere’» (Lc 2, 15).

            Betlemme, che significa “casa del pane”, ci ricorda l’Eucaristia; Betlemme, la più piccola tra le città di Giuda; Betlemme, modesto paese agricolo e dedito alla pastorizia, con tanti pastori e greggi che ne costituivano l’unica.  Paese costellato di capanne e di grotte per accogliere pecore e pastori . . . Sì, propri qui è nato il Salvatore del mondo!

            Ed è a Betlemme che dobbiamo recarci con la mente e con il cuore, per riscoprire e rivivere ciò che abbiamo perduto. E cosa troviamo, con nostro grande stupore?

            Incontriamo una giovanissima coppia di sposi  in attesa del primo figlio.

            Maria, dopo aver dialogato con Dio, attraverso l’Angelo Gabriele, come solo le mamme in attesa sanno fare, accoglie la Sua Parola che nel suo seno diventa carne e sangue nostro!

            Come tutte le mamme, anche lei prepara la nascita del figlio con le poche cose che aveva portato con sè, proprio perché era al compimento dei giorni. Il resto è già pronto per accogliere il Figlio di Dio: paglia, fieno, una mangiatoia, l’alito degli animali per riscaldare il bambino e la luna, le stelle, gli Angeli che assistono attoniti a un evento così normale eppure così diverso da tutti gli altri.

Quanti sacrifici e quanto amore per accogliere e proteggere una nuova vita!

            In  Maria tutte le mamme saranno benedette dal Signore, anche quelle che rifiutano la maternità, anche le mamme che la vita ha reso tristi e infelici, perché sole e abbandonate dagli uomini, ma non da Maria, icona di tutte le mamme.

            Poi troviamo Giuseppe che spesso, come ci ricorda Papa Francesco, viene rappresentato con un bastone o con una lampada,  per proteggere Gesù e sua Madre Maria.

Sente che Dio gli ha affidato un compito troppo gravoso per la sua piccolezza, e allora si affida docilmente alla Parola di Dio, in obbedienza e umiltà, silenzio e laboriosità, per proteggere e nutrire la famiglia. E queste virtù lo hanno reso forte e fedele custode della sacra famiglia. Non ha mai abbandonato Maria, fin dall’inizio, quando l’ha presa in sposa già incinta, e neppure quando Lei e il Bambino Gesù devono fuggire in Egitto perché Erode voleva ucciderlo.  Che esempio di paternità fedele  e responsabile !

Perciò la Chiesa lo invoca come Custode e tutti i papà trovano in lui un ideale di fedeltà a Dio e alla famiglia, mai debole e mai fuggiasco di fronte alle difficoltà o ai richiami effimeri di sirene accattivanti.

E infine, quando tutto è pronto, il Padre compiacente e lo Spirito adorante  depongono il Verbo fatto carne nella mangiatoia per mezzo di Maria e di Giuseppe. E il Verbo si chiama Gesù, Figlio di Maria e fratello nostro.

Ecco che la nuova famiglia, così come Dio l’aveva creata e deposta nel giardino della felicità con Adamo ed Eva, viene ora ricostruita ancora da Lui, ma questa volta coinvolgendo se stesso, non più nel giardino, ma in una grotta, non più con alberi e frutti di ogni genere, ma circondata da pastori e animali, Angeli e creature che sanno riconoscere finalmente, nelle sembianze di un bambino, il vero volto di Dio. 

            E i Pastori, gli ultimi e gli emarginati di allora, diventano i primi testimoni del Natale e i primi a dare il lieto annuncio della nascita di Gesù.

            Come è semplice incontrare il Signore!

             Basta mettersi in cammino con la bisaccia della carità sulle spalle e il cuore di un bambino nel petto e lo incontreremo in ogni volto, a cominciare da chi vive con noi, fino agli ultimi della terra, perché il Regno dove vive Dio è dei semplici e dei puri di cuore, dei forti nella fedeltà e dei miti che amano il creato e le creature, proprio come colui che ha voluto amare tutti, come fratelli e sorelle donati dal Signore.

Auguri a tutti voi, per un Natale diverso ma ancor più fecondo, ricco di gioia, di speranza e di solidarietà.

Cosenza, 20 Dicembre 2020                                                                                                                  

IV Domenica di Avvento