Mons. Nolè nella Santa Messa Crismale 2020: Preti nuovi per tempi nuovi

Ecco l’Omelia del Vescovo per la Celebrazione della Santa Messa Crismale celebrata sabato 30 maggio in Cattedrale

Cattedrale di Cosenza, 30 maggio 2020

Carissimi, come sempre, il primo pensiero di affetto orante va al caro fratello Vescovo Salvatore, al caro fratello Vescovo Augusto, ai fratelli e sorelle nel battesimo, nel sacerdozio e nella vita consacrata, ai diaconi e seminaristi, qui presenti o che ci seguono da casa per via telematica: pace a voi e grazia in abbondanza dallo Spirito.

Come la Chiesa del Cenacolo, riunita con Maria, in attesa dello Spirito, anche noi, vogliamo invocare con Lei una nuova Pentecoste per la nostra amata diocesi di Cosenza-Bisignano.

            Al limite del tempo consigliato dalla Congregazione del culto divino, abbiamo pensato di celebrare oggi, vigilia delle Pentecoste, la nostra Messa Crismale.

            Come sempre, in questo periodo, abbiamo preso le opportune precauzioni perché tutto si svolgesse secondo le norme stabilite dal Governo e dalla CEI, ecco perché abbiamo pensato di far partecipare solo una rappresentanza qualificata  di Presbiteri e fedeli laici, che sono qui a nome di tutta la Diocesi. Ma sono convinto che molti Presbiteri e laici, stanno parteciperanno da casa, tramite i mezzi di comunicazione, per vivere con noi questo momento di grazia e di comunione.

            Abbiamo ascoltato, oggi, nella liturgia della Parola, alcuni versetti del profeta Isaia, che Gesù stesso ha proclamato ed  attualizzato inaugurando la sua missione: «Lo Spirito del Signore è su di me, mi ha inviato a portare ai poveri il lieto annuncio (…) Oggi si è compiuta questa scrittura che voi avete udito!» (Lc 4, 14 – 21).

            Lo Spirito Santo è presente in tutta la vita del Cristo, e nei versetti precedenti del Vangelo di Luca, lo abbiamo visto discendere su di Lui, al momento del Battesimo.

            Subito dopo, l’evangelista racconta che prima di iniziare il suo ministero pubblico, Gesù «sotto l’azione dello Spirito Santo, andò nel deserto» (Mc 1, 12), dove, con la preghiera, il digiuno e la Parola, sconfisse il diavolo e si preparò a predicare la Buona Novella.

E’ un invito rivolto anche a noi, dopo il deserto forzato della pandemia, a ricominciare con più forza e determinazione, pieni di Spirito Santo, a rievangelizzare le nostre parrocchie e le nostre Comunità, con una “nuova evangelizzazione” che ci veda impegnati a iniziare dal primo annuncio e a lasciare le nostre sagrestie per andare a casa dei nostri cristiani, così come ha fatto il Signore, servendosi anche della nostra intraprendenza e passione pastorale, per incontrare le famiglie, le Comunità, le persone sole e ammalate, per consolare i loro cuori e rinvigorire la loro fede!

La ‘forzata clausura’ ci ha permesso di rivedere la nostra vita alla luce della Parola, per dare la giusta priorità alle nostre giornate, per apprezzare la preziosa collaborazione dei laici, dei mezzi di comunicazione, della giusta collocazione della preghiera, del riposo, della preparazione più attenta  alle omelie e alle catechesi, della gioia di godere di una bella lettura o di un prezioso incontro telematico per raccontarci esperienze e sofferenze che contemporaneamente si vivevano in tutto il mondo infestato dal virus.

Sono stati giorni sofferti ma preziosi, di pianto, di paura e di gioia, di speranza e di copiosi insegnamenti per la nostra vita.

Penso che ognuno di noi può raccontare a se stesso e ai posteri il diario personale di due mesi di esperienza surreale, eppure vera e vissuta intensamente sulla propria pelle.

            Lascio a voi il resto delle riflessioni che sono intime e personali, con le quali, magari, possiamo confrontarci in futuro.

Ora vorrei offrirvi alcune idee che ho elaborato personalmente, per ricominciare un cammino nuovo e pastoralmente urgente per i nostri tempi.  Anzitutto

  1. Vino nuovo in otri nuovi”, dice Gesù. (Mt 9, 17). Perché?

Perché il vino nuovo in otri vecchi, fa rompere l’otre e perdere il vino.

Il vino vecchio in otri vecchi, fa diventare il vino slavato e inconsistente, che non dà vigore.

Vino nuovo che è la Buona Novella del Vangelo, in otri nuovi, che sono i cristiani abitati dallo Spirito, invece,è la formula vincente che il Signore ci indica per accogliere la novità del Vangelo e predicarla con fedeltà e credibilità di vita.

Solo se la nostra vita sarà nuova, aperta allo Spirito, potrà contenere la novità del Vangelo che salva. Ecco perciò l’invito di Gesù, sempre nuovo e stimolante: «andate, predicate e battezzate» (Mc 16, 15 – 16): Chiesa missionaria, Chiesa in uscita, Chiesa che si fa prossima, senza confini e senza paura. Un altro aspetto pastorale importante è la cura della

  • Famiglia, laici e giovani: protagonisti della Chiesa del futuro

«Se non si riparte dalla famiglia, con una pastorale che non predica ai bambini e benedice gli adulti, ma predica agli adulti e benedice i bambini, l’impegno per l’evangelizzazione sarà sempre una rincorsa affannosa», scrive un mio Confratello nell’episcopato.

      In questo periodo di chiusura delle Chiese abbiamo scoperto nelle famiglie, tra i giovani e anche tra gli indifferenti, tanto interesse religioso, voglia di pregare insieme, di ascoltare e di essere ascoltati. Sarebbe un vero peccato di omissione non continuare su questa linea pastorale.

      Ripartiamo dalle nostre famiglie cristiane, dai giovani entusiasti di incontrarsi e discutere di argomenti spirituali e sociali, dal numeroso popolo degli indifferenti, curioso di ascoltare e conoscere le nostre realtà caritative e sociali, dai ‘laici illuminati’ che tengono desta la cultura della fede, unita al rigore scientifico e professionale.

      Proprio nel tempo in cui le Chiese erano vuote, il Signore ha visitato il suo popolo nelle famiglie, negli ospedali, nelle case di cura e di accoglienza, spesso trasformate in piccole chiese domestiche, dove ci rendevamo presenti alla comunità con tutti i mezzi di comunicazione possibili.

      Abbiamo ammirato e apprezzato l’interesse, l’ascolto, la risonanza che hanno avuto le “visite” telematiche del Papa, dei vescovi, dei Parroci. Ci siamo sentiti accolti e avvolti dalla preghiera e dall’affetto dei nostri cristiani impauriti, ma carichi di speranza. Mi sovviene una riflessione ricevuta da un nostro Parroco: “il Parroco è espressione dell’unità della sua comunità. Egli è chiamato a presiedere anzitutto alla comunione, prima di prendere tante iniziative. Infatti, proprio la comunione che si manifesta nella comunità, lo protegge e lo rinforza. Se manca la comunità, nulla di quello che fa è efficace, perché se riesce in qualcosa, è in agguato la superbia e la vanagloria; se poi non riesce, sì deprime e va in crisi!’

      Non sprechiamo il grande patrimonio spirituale, pastorale e umano che abbiamo vissuto in questi giorni di intensa comunione e forte speranza.

Abbiamo imparato a credere, a sperare, ad amare, anche senza grandi manifestazioni esterne o affollate assemblee liturgiche: manteniamo la sobrietà, l’essenzialità, la fede genuina e ‘purificata’ che il Signore ci ha donato di vivere in questo tempo.  Non abbiamo fretta di ‘ripristinare tutto del passato’ discutiamone prima tra di noi e con gli Organismi parrocchiali.

  • Uno degli argomenti ricorrenti, oggi, è: “niente sarà  più come prima”

Questa espressione, se è vera per la società, il lavoro, l’economia, la politica e le brutte abitudini del consumismo, dello spreco, della mancanza di rispetto per l’ambiente e il creato, a maggior ragione lo è per noi!

      Non possiamo più accontentarci di una pastorale di attesa, ma è necessario uscire e annunziare con la passione e l’audacia del missionario!

Non possiamo più rincorrere le masse, ma deciderci in tutta umiltà a essere lievito, sale, luce.

      La positiva esperienza che abbiamo fatto dell’uso dei mezzi di comunicazione per l’annunzio della Parola, la preghiera e la riflessione, ci impegnano a valorizzarli ancora per la causa del Vangelo.

Ma ora è tempo di passare dallo squillo del telefono e dalle trombe dei campanili, allo squillo dei campanelli delle case dove abita il popolo di Dio in attesa della visita del suo Pastore.

Forse non basterà più ‘benedire’ le case in un determinato tempo dell’anno, ma ogni volta che le occasioni e gli impegni ben programmati ce lo permetteranno. Cercheremo allora in tutti i modi di creare quei contatti umani e familiari che ci consentono di condividere gioie e dolori, speranze e fallimenti, povertà e indigenze dei fedeli a noi affidati.

Forse dobbiamo aggiungere nella nostra agenda l’evangelizzazione delle persone là dove vivono, in famiglia, nelle piazze, nelle scuole, nelle associazioni, negli ospedali, nelle carceri,  nelle case di riposo, e così via.

L’evangelizzazione sarà nuova nei mezzi, nelle dinamiche pastorali, nelle esigenze dettate dalla storia che viviamo, ma il contenuto è come il tesoro del Vangelo, “sempre antico e sempre nuovo” (Mt 13, 52).

  • Preparare Preti e Vescovi nuovi per tempi nuovi

«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo ad ogni creatura» (Mc 16, 15 – 16).  

Gesù ci invita a essere missionari in spirito e verità, senza paura e senza tiepidezza, perché  Egli sarà sempre con noi, non ci lascerà mai soli, anche quando sembra che le tenebre abbiano il sopravvento!

Avere lo spirito missionario ci spinge ad andare, ma senza rinunciare a stare in preghiera davanti al Signore. Pregare, predicare, servire è il compito del prete nuovo per i tempi nuovi.

La pastorale missionaria o itinerante non può essere efficace senza la preghiera, così la preghiera e la predicazione non possono essere efficaci se non si esprimono nel servizio agli ultimi.

      Il Vescovo e il Prete nuovo non misureranno più il tempo con l’orologio e le necessità personali, ma si lasceranno  dettare l’agenda e l’orario dallo Spirito, dai fedeli e dai poveri, spendendosi interamente per loro.

La gioia del prete nuovo dovrà superare sempre il sonno della mediocrità. Per lui il tempo dell’attesa è finito, è iniziato quello dell’attacco, dell’intraprendenza e della fantasia pastorale che, senza venir meno alle sagge norme della Chiesa, sa percorrere vie nuove dettate dallo Spirito che soffia dove, quando e su chi vuole, anche sui nostri laici, che vanno attentamente ascoltati e valorizzati, soprattutto nei Consigli parrocchiali, dove sono giustamente rappresentati.

      Lo scorso anno ci siamo dati una Regola di vita: riprendiamola, rileggiamola e facciamone tesoro, e vi troveremo indicazioni utili per essere preti che vivono la gioia della propria donazione al Signore, attraverso il donarsi quotidianamente ai fratelli.

      Voglio terminare con uno scritto trovato sulla scrivania di un parroco morto alla soglia dei cento anni, che in poche pennellate descrive i suoi anni di sacerdozio: «sono salito ogni giorno all’altare con timore e gioia grande, rimanendo fedele all’adorazione e alla meditazione. Ho frequentato con assiduità il confessionale, tanto come confessore, quanto come penitente. Non ho trascurato la devozione mariana delegandola alle pie donne. Mi sono sempre affidato alla provvidenza, vivendo dell’essenziale. Mi sono impegnato a custodire la virtù della purezza, con maturità, letizia e dedizione. Ho imparato a ubbidire senza essere né pavido né cortigiano, riconoscendo che la volontà di Dio Passa sempre attraverso le mediazioni umane. Ho cercato di coltivare l’amicizia nella fraternità sacerdotale. Muoio contento, vorrei che si sapesse!».

      Affidiamo la nostra Diocesi, le nostre persone e il nostro futuro alla Vergine Maria del Pilerio, nostra amata Patrona, perché, unitamente ai nostri Santi, Beati, Venerabili e Servi di Dio, possiamo vivere, dopo questo momento di prova, una rinnovata fioritura di vocazioni sante alla vita sacerdotale, religiosa e laicale. Amen.