Lettera dell’Arcivescovo ai Presbiteri dell’Arcidiocesi per il Nuovo Anno Pastorale

Carissimi fratelli Presbiteri, Diocesani e Religiosi,

il Signore vi dia pace!

Al termine del periodo estivo e all’inizio del nuovo anno pastorale, vorrei comunicarvi alcune preoccupazioni che riguardano la nostra vita spirituale e l’attività pastorale-vocazionale di ciascuna Parrocchia e di tutta la nostra amata Arcidiocesi.

I temi, dunque, di questa breve lettera indirizzata a tutti voi sono due:

  1. Crescere nella vita spirituale attraverso la preghiera personale, intensa e completa, come esperienza intima e profonda con Cristo che ci ha chiamati anzitutto a stare con Lui;
  2.  Annunciare la Parola che chiama alla fede,costruisce la Chiesa e invita tutti, in modo particolare i giovani a seguire laSua chiamata.

Da queste due necessità ecco allora il progetto pastorale di questo anno che è ormai iniziato con l’Assemblea del 21 e 22 settembre: Accogliere, Ascoltare, Accompagnare i giovani nel discernimento vocazionale della loro vita, con la preghiera e l’annuncio dellaParola.

In prima fila, a programmare e animare questo tema, sono invitati i tre Uffici Diocesani: Pastorale delle Vocazioni, dei Giovani e della Famiglia; questi dovranno preparare insieme sussidi, giornate e momenti di preghiera e riflessione, perché tutta Diocesi si converta ad una fruttuosa pastorale giovanile, familiare e vocazionale.

Per entrare nel merito del primato della preghiera e dellaParola, rispetto alle tante cose da fare in Diocesi e in Parrocchia (a cominciare dagli aspetti organizzativi, fino a quelli legali ed economici), mi è sembrato opportuno riportare le parole pronunciate degli Apostoli all’inizio della vita della Chiesa, per ritornare alle nostre origini e ripensare – per attualizzarla oggi – la decisione che presero, illuminati dallo Spirito, e che tanto bene e tanti frutti di grazia ha portato alla comunità ecclesiale nei suoi duemila anni di vita.

La preghiera e il ministero dellaParola dovrebbero essere i binari su cui far procedere la nostra vita presbiterale; le opere, soprattutto quelle caritative, dovremmo affidarle aiDiaconi e ai collaboratori pastorali laici, come prevede la saggia MadreChiesa.

Fondamentale è la preghiera personale, fatta di adorazione, contemplazione, meditazione, recita quotidiana della liturgia delle ore; questa è da collocare al primo posto nella nostra giornata, prima di quella comunitaria con i fedeli.

Se tralasciamo parte o, Dio non voglia, tutta la celebrazione della preghiera delle Ore, se trascuriamo la meditazione personale e l’adorazione quotidiana, come e di cosa nutriremo la nostra vita spirituale?

Ovviamente c’è la celebrazione quotidiana dell’Eucaristia, ma possiamo dire in verità che è sempre celebrata con zelante attenzione, coinvolta partecipazione e intensa adorazione, tutti i giorni?

Diciamolo apertamente da fratelli: spesso la celebrazione Eucaristica diventa più un dovere (a volte solo economico) anziché un piacere “spirituale”, quello di partecipare al sacrificio del Signore.

Il ministero della Parola, poi, ci dovrebbe impegnare per tutto il corso della giornata, non solo per nutrire la vita spirituale, ma per dare ai nostri fedeli il nutrimento della Parola che salva e non solo le nostre parole, che spesso esulano dal contesto biblico e liturgico, come le omelie, la catechesi e la formazione permanente dei nostri fedeli, per cui anch’essi rimangono digiuni.

Infatti, carissimi Fratelli, cosa diamo ai nostri fedeli, se non siamo “educati” e “guidati” dalla Parola? Di parole belle, suadenti, affascinanti, sono pieni i nostri mezzi di comunicazione, ma una sola è laParola che salva e dà vita: la Parola di Dio!

Chi si lascia guidare dalla Parola, non solo la ascolta, come afferma S. Giacomo nella sua lettera, ma la mette anche in pratica: «siate tra quelli che mettono in pratica la Parola di Dio, e non soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi» (Gc 1,22).

Mettere in pratica la Parola, come ci ricorda S. Paolo, significa accogliere i frutti dello Spirito e, soprattutto la carità (cfr. 1Cor13,1 ss.),  per donarli ai fratelli, attraverso la nostra testimonianza:   «fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù (…).  Pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. Mortificate dunque quella parte di voi che appartiene alla terra:fornicazioni, impurità, passioni, desideri cattivi e quella avarizia insaziabile che è idolatria, cose tutte che attirano l’ira di Dio su coloro che disobbediscono (…).  Rivestitevi dunque, come amati di Dio, santi e diletti, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza, sopportandovi a vicenda, perdonandovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che lamentarsi nei confronti degli altri.Come il  Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Al di sopra di tutto poi, vi sia la carità, che è il vincolo di perfezione» (Col 3, 1-17).

Dopo una giornata di ascolto personale dei fedeli o attraverso i Vicari, circa lamentele, disagi e, alcune volte anche discussioni riguardo alla vita ecclesiale delle nostre parrocchie, mi sono più volte chiesto se non sia il caso di farci tutti un esame di coscienza più approfondito sul nostro servizio pastorale. A motivo di questa ragione vorrei suggerire alcune domande che possano farci riflettere e stimolarci verso una conversione pastorale, che inizia sempre a partire da una vera conversione personale.

Alcuni di voi, forse, potranno pensare che siano provocazioni esagerate o inopportune: io ritengo invece che riflettano bene la nostra vita quotidiana; come vostro Pastore, dunque, sento il dovere di esortarvi per mezzo di esse. Voi avete la possibilità di accoglierle, il diritto di criticarle o rifiutarle, ma rimane sempre per voi la responsabilità di essere fedeli agli impegni assunti nel giorno dell’Ordinazione Sacerdotale, come ricordavo nella Proposta di Regola di Vita per i Presbiteri che avete ricevuto lo scorso Mercoledì Santo, durante la celebrazione della Messa Crismale.

Ecco i punti che suggerisco per un esame di coscienza personale, a cui ciascuno potrà aggiungere i propri.

  • Sono felice della mia vocazione e ancora più felice di testimoniarla con la mia vita ?
  • La Comunità parrocchiale mi sente come un pastore che ama le sue pecorelle, vive con loro, le ascolta, le accompagna spiritualmente, le visita spesso, conosce la storia personale e familiare di ognuno, oppure, celebrata l’Eucaristia, chiudo la Chiesa e l’Ufficio Parrocchiale e vado ad abitare altrove, rimandando eventuali appuntamenti al giorno dopo o a data da destinarsi?  (Ovviamente sarebbero giustificati coloro che assistono i familiari anziani o ammalati e chi vive in una comunità presbiterale).
  • Prego e faccio pregare per la Diocesi, il Presbiterio e le Vocazioni?
  • Le decisioni importanti dal punto di vista pastorale, come le feste, le processioni, le celebrazioni dei funerali e dei matrimoni, l’orario delle celebrazioni eucaristiche ecc., le prendo da solo e secondo le mie necessità, o tengo presente almeno i Confratelli della Forania, con i quali cerco di confrontarmi?
  • Mi faccio consigliare da coloro che la Chiesa ha proposto come organismi di partecipazione obbligatori per aiutarmi a discernere il bene della Comunità, oppure decido da solo? E, prima ancora, nella mia Parrocchia esistono e funzionano, o sono soltanto presenti formalmente?
  • Mi sento ‘inviato’ del Vescovo nella Parrocchia che mi è stata affidata, oppure agisco in tutta autonomia, senza confrontarmi con Lui, con gliUffici di Curia e con i Confratelli della Forania?
  • Il mio carattere e la mia maturità umana, affettiva, psicologica e spirituale, quanto incidono sulle mie relazioni con i fedeli, con i Confratelli e con il Vescovo? Sono davvero consapevole dei miei limiti relazionali e, di conseguenza, sono aperto al confronto per il mio bene e per il bene delle persone che il Signore mi ha affidato?
  • Ho coscienza che spesso dico cose giuste in modo sbagliato e, viceversa, cose sbagliate in maniera ‘populista’,che sembrano giuste ma non sono coerenti con le norme liturgico-pastorali dellaChiesa ed in particolare della Diocesi?
  • Faccio parte anch’io della categoria degli eterni brontoloni insoddisfatti, concentrati solo sulla realizzazione dei propri progetti, inclini alla critica facile e sconsiderata, pronti ad accusare e lenti a perdonare?
  • Se un mio Confratello o il Vescovo prendono decisioni che io non condivido, la prima reazione è quella di giudicare e condannare, oppure cercare di capire in silenzio, in attesa del momento opportuno per chiedere chiarimenti e delucidazioni in merito, concedendo nel frattempo la buona fede, come vorrei che gli altri facessero con me?
  • Mi è capitato qualche volta di parlare male di un Confratello odel Vescovo con i laici, pensando di risultare simpatico e spiritoso, invece di considerare il male che ho arrecato al fratello, al Padre e alla Madre Chiesa che mi ha fatto cristiano, mi ha accolto, mi ha consacrato sacerdote e mi sostiene quotidianamente?
  • Offro tutto me stesso per la causa del Regno, oppure cado nell’accidia spirituale di chi ha paura di impegnarsi troppo e rischia di rallentare se non di bloccare il cammino di fede della Parrocchia che mi è stata affidata?
  • Se non so o non posso fare altro, ho l’umiltà e la generosità dimettermi a disposizione delle necessità pastorali delle altre Parrocchie, con l’ascolto delle confessioni, l’accompagnamento spirituale degli adulti e dei giovani, la preghiera per le necessità della Chiesa e per le vocazioni e con la visita agli ammalati?

Il secondo aspetto di questa riflessione riguarda poi l’ascolto e l’annuncio della Parola: «Intanto la Parola di Dio si diffondeva, e si moltiplicava grandemente il numero dei Discepoli a Gerusalemme e un grande numero di sacerdoti aderiva alla fede» (Atti 6, 7).

Ecco, cari Fratelli, da dove vengono le vocazioni: dalla preghiera e dalla predicazione della Parola!

Dal momento che gli Apostoli hanno fatto la scelta di dedicarsi totalmente alla Parola e alla preghiera, il numero dei Discepoli si moltiplicava grandemente!

Non credo che ci sia bisogno di altri commenti per convincerci che l’unica opera efficace che chiede Gesù, perché il Padre mandiOperai nella sua vigna,  è la preghiera accompagnata dalla testimonianza della vita bella di Gesù, che ci viene tramandata dal Vangelo!

La nostra Diocesi, per i prossimi anni, ha pensato di incaricare un Sacerdote giovane, già promotore della Pastorale vocazionale, perché lo venga a ricordare alle Comunità locali con una presenza discreta ed efficace, concordata con i rispettivi Parroci, i Consigli Pastorali, iCatechisti, gli Operatori Pastorali e le Associazioni presenti nella Comunità.

Sarà accompagnato da alcuni Seminaristi e cercherà di“risvegliare” nel Popolo di Dio, la necessità di pregare perché il Signore trovi cuori generosi e disponibili a ricevere la sua visita e a iniziare un dialogo di amore con Lui.

Preghiamo e facciamo pregare soprattutto gli ammalati, i bambini, i Consacrati, i giovani, perché senza vocazioni non c’è futuro per laChiesa.

Ma sappiamo che il Signore non abbandona il suo popolo, non lascia la sua Chiesa senza Sacerdoti; e sappiamo anche che ognuno deve fare la sua parte dando il meglio di sé, sentendo la mancanza di vocazioni come un problema che gli appartiene, perché tocca la sua vita e la vita dei fratelli e delle sorelle che gli sono affidati.

Affido a ciascuno di voi, cari fratelli Presbiteri, l’impegno a realizzare la conversione pastorale della vostra vita di ministri, per il bene della nostra Diocesi e della Chiesa tutta, nel giorno solenne del beato transito al cielo del Poverello di Assisi, che ai suoi consegnò il famoso impegno di vita:

Io ho fatto la mia parte, la vostra ve la insegni Cristo” (Fonti Francescane,1239).

Con la fede e la carità che lega iPresbiteri al Vescovo e questi ai fedeli cristiani, innalziamo al Signore, per intercessione di Maria SS.ma del Pilerio, Madre e pellegrina nella nostraDiocesi, una preghiera corale e costante: “Signore, converti a te la nostra vita e manda santi sacerdoti e consacrati nella tuaChiesa che è in Cosenza-Bisignano! Amen”.

Cosenza, 3 Ottobre 2019 – Transito di S. Francesco d’Assisi

Arcivescovo Metropolita di Cosenza – Bisignano

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